Assicurarsi per uscire indenni dalla crisi

05.05.2022

Prima il Covid-19 e ora la guerra in Ucraina.
Sembra non esserci pace per l’industria italiana, che già prima del 2020 non attraversava il suo periodo più rigoglioso. Stando agli ultimi dati, le conseguenze del conflitto hanno già colpito causando una decrescita della stessa dell’1,5% nell’ultimo mese, che arriva al 2,9% se si allarga lo sguardo agli ultimi tre mesi. E questo, secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, potrebbe essere l’inizio di ulteriori difficoltà.
Infatti, proprio secondo lo stesso organo, a pesare negativamente sulle aziende italiane non è solo l’aumento vertiginoso dei prezzi del gas naturale ma anche, per 9 aziende su 10, i rincari delle materie prime e la difficoltà di approvvigionamento, al dì là del prezzo delle stesse, tanto da spingere più di 1 azienda su 6 a ridurre, fin dal primo trimestre dell’anno, la propria produzione. Il peggioramento dell’indice di incertezza della politica economica, sottolinea Confindustria, «accresce i rischi di un pesante impatto sul tessuto produttivo italiano e di un significativo indebolimento dell’economia nella prima metà del 2022».
Quanto detto fin qui, seppur in modo sintetico, mostra come un simile calo della produzione industriale in Italia metta seriamente in pericolo il percorso di risalita del PIL avviato nel 2021. A far sì che il conflitto impatti in modo così decisivo sul settore industriale della Penisola, non è solo il ruolo strategico nell’economia del Vecchio continente degli attori in gioco, nelle forniture di gas e cerealicole in primis, ma anche la mancanza di una sostanziosa ripresa del PIL, come atteso nel periodo post-Covid. Le aziende italiane hanno attraversato durante la pandemia un periodo buio come probabilmente non si vedeva da decenni, eppure molte di loro hanno potuto rimanere a galla anche grazie ad aiuti e accesso al credito, il cui impatto avrebbe dovuto essere assorbito, come detto, se non da un boom economico - come spesso accade dopo le grandi crisi - quanto meno da una rapida crescita dei consumi e quindi della produzione. Crescita che purtroppo il fiorire di questo nuovo conflitto sembra aver stroncato sul nascere. E se il piano geopolitico mondiale, così come quello economico, sembrano essere ultimamente soggetti a cambiamenti tanto repentini quanto pericolosi per le aziende, viene da chiedersi in quale modo le stesse possano tutelarsi contro i rovesci del mercato, così come peraltro sottolineato nella Mappa dei Rischi 2022 di Sace, che vede proprio in quelli legati al credito i maggiori rischi a cui andranno incontro le aziende quest’anno oltre a quelli legati all’aumento dei costi delle materie prime. Fattore, quest’ultimo, che abbiamo visto impattare sulla solvibilità di aziende e clienti, specialmente per coloro che avranno a che fare con tutte quelle filiere legate direttamente e non solo al conflitto in corso. Ciò che accadrà da qui in poi sarà solo in parte prevedibile, motivo per il quale parte della soluzione sta proprio nel proteggersi da ciò che non si può prevedere al fine di dedicarsi, con maggior profitto, a quelle variabili che rappresenteranno ancora fattori controllabili. In questo, in soccorso all’industria Italiana, può venire la stipula di un’assicurazione sul credito, sia essa sul fatturato o sulle singole operazioni. Innanzitutto grazie ad una valutazione della solvibilità dei clienti. In un mercato in cui numerose variabili sono impazzite, rendendo ancora più difficile stimare l’affidabilità degli acquirenti, l’analisi di una società terza, esperta nel farlo, non solo può essere di supporto ma diventa quasi essenziale. Esporsi con il rischio di non vedere onorate le proprie fatture è infatti un azzardo che oggi nessuno vuole e pochissimi possono permettersi. Un ulteriore passo è costituito dalla protezione sul credito stesso. Infatti anche qualora l’analisi effettuata sull’affidabilità dovesse rivelarsi errata, entro un lasso di tempo fissato in polizza, il fornitore assicurato avrà la certezza di rientrare, anche se non totalmente, di una grande percentuale dell’esposizione. Questo, come detto, permetterebbe di effettuare tutte le operazioni necessarie per realizzare le forniture, comprese eventuali esposizioni, con una serenità che la situazione economica e geopolitica attuale non permetterebbero senza il paracadute di un’assicurazione. Ultima azione in ordine cronologico, ma di primaria importanza, effettuabile grazie alla stipula di una polizza, è un’attività di collection mirata e funzionale al recupero del credito deteriorato. Lasciare indietro i crediti è infatti un errore che spesso porta a problemi, non solo di incasso ma anche di affidabilità stessa dell’azienda, che rischia di dar vita ad un circolo vizioso che la porterebbe a sua volta a non onorare determinate scadenze, innescando un processo dannoso per sé, per i propri fornitori e per i propri clienti. In poche parole, in un mercato come quello attuale, in cui potrebbe metaforicamente piovere a lungo, l’assicurazione sulle proprie operazioni  rappresenta un ombrello grazie al quale operare con maggiore tranquillità senza il timore di bagnarsi.