I vantaggi e i rischi dell’internazionalizzazione
La globalizzazione, se da un lato aumenta la concorrenza, dall’altro apre a nuove opportunità di sviluppo.
Esportare i propri prodotti in nuovi mercati, delocalizzare la produzione, aprire uffici di rappresentanza all’estero, stringere accordi commerciali con partner stranieri, investire in realtà oltre confine, rappresentano tutte strategie di crescita da valutare con grande attenzione.
I principali benefici di un processo di internazionalizzazione pianificato e strutturato con accuratezza sono innanzitutto l’ampliamento della clientela e degli sbocchi commerciali, a tutto vantaggio delle vendite, in secondo luogo la diminuzione della dipendenza dal mercato domestico, non dimentichiamo poi lo sviluppo di partnership e sinergie oltre i confini nazionali e la possibilità di accedere a finanziamenti destinati all’internazionalizzazione.
A fronte di questi vantaggi, non mancano però i rischi, soprattutto in questi tempi di grande incertezza e tensioni geopolitiche.
Un’azienda con affari all’estero deve, infatti, affrontare i rischi connessi a un mercato diverso da quello domestico, ovvero rischi di carattere sociopolitico, macro o microeconomico.
L’economista Duncan Meldrum definisce il rischio Paese come “l’insieme dei rischi che non si sostengono se si effettuano delle transazioni nel mercato domestico, ma che emergono nel momento in cui si effettua un investimento in un paese estero. Tali rischi sono maggiormente imputabili alle differenze di tipo politico, economico e sociale esistenti tra il paese originario dell’investitore ed il paese in cui viene effettuato l’investimento”.
Lo stesso Duncan Meldrum identifica sei fattori che incidono sul rischio Paese e il rendimento atteso di un investimento all’estero:
Esportare i propri prodotti in nuovi mercati, delocalizzare la produzione, aprire uffici di rappresentanza all’estero, stringere accordi commerciali con partner stranieri, investire in realtà oltre confine, rappresentano tutte strategie di crescita da valutare con grande attenzione.
I principali benefici di un processo di internazionalizzazione pianificato e strutturato con accuratezza sono innanzitutto l’ampliamento della clientela e degli sbocchi commerciali, a tutto vantaggio delle vendite, in secondo luogo la diminuzione della dipendenza dal mercato domestico, non dimentichiamo poi lo sviluppo di partnership e sinergie oltre i confini nazionali e la possibilità di accedere a finanziamenti destinati all’internazionalizzazione.
A fronte di questi vantaggi, non mancano però i rischi, soprattutto in questi tempi di grande incertezza e tensioni geopolitiche.
Un’azienda con affari all’estero deve, infatti, affrontare i rischi connessi a un mercato diverso da quello domestico, ovvero rischi di carattere sociopolitico, macro o microeconomico.
L’economista Duncan Meldrum definisce il rischio Paese come “l’insieme dei rischi che non si sostengono se si effettuano delle transazioni nel mercato domestico, ma che emergono nel momento in cui si effettua un investimento in un paese estero. Tali rischi sono maggiormente imputabili alle differenze di tipo politico, economico e sociale esistenti tra il paese originario dell’investitore ed il paese in cui viene effettuato l’investimento”.
Lo stesso Duncan Meldrum identifica sei fattori che incidono sul rischio Paese e il rendimento atteso di un investimento all’estero:
- rischio sovrano, ovvero la capacità o la volontà del Governo del Paese di onorare i propri impegni
- rischio politico, legato a eventi politici, come conflitti, mutamenti istituzionali e atti unilaterali dei governi
- rischio economico, correlato alla politica economica del Paese che influisce sulla crescita e gli scambi economici
- rischio di trasferimento, connesso a eventuali restrizioni sui movimenti di capitali e il rimpatrio di dividendi e profitti
- rischio di cambio, legato alle fluttuazioni delle valute e dei tassi di cambio
- rischio di posizione, dato dalla vicinanza con Paesi ed economie che potrebbe generare un effetto contagio in caso di vulnerabilità di tali realtà.
Monitoraggio del rischio e assicurazione del credito
L’importanza del monitoraggio dei rischi che si corrono operando all’estero ha assunto sempre più rilevanza, alla luce del fatto che gli scenari economici e geo-politici hanno un considerevole peso sulle attività e i margini aziendali.
Non a caso agenzie di rating hanno messo a punto dei sistemi per valutare i rischi di ogni Paese in base alla probabilità che si verifichino condizioni avverse e il loro impatto economico. Allo stesso modo è possibile valutare il rischio di insolvenza delle controparti internazionali.
Proteggersi da ritardi e mancati pagamenti diventa ancora più importante se si opera su più mercati. Una possibilità è l’assicurazione dei crediti commerciali a livello internazionale, attraverso cui ci si mette al riparo dal rischio di perdita originato dal mancato pagamento del credito vantato verso la propria clientela.
Ma non solo, poiché è ora possibile ampliare la portata della copertura estendendola anche al cosiddetto rischio politico, che va a ricomprendere la grande maggioranza dei rischi definiti da Duncan Meldrum.
E’ quindi consigliabile avvalersi dell’assicurazione del credito sia nella modalità basata su una selezione dei rischi all’esportazione - con apertura di fido verso i soli debitori più problematici- sia coprendo la globalità dei crediti verso uno o più paesi all’estero.
Sarà così possibile non solo ottenere un risarcimento in caso di insolvenza del debitore per il quale si è richiesto il fido, ma copertura anche in caso di evento coperto dal rischio politico. Infine, elemento spesso non sufficientemente sottolineato, la polizza credito copre anche l’attività di recupero dei crediti.
Troppo volte si rinuncia a recuperare i crediti all’estero per i costi e le difficoltà legate al recupero stesso (quali ad esempio l’individuazione dei partner giusti o la conoscenza della normativa locale), senza sapere che tale servizio è parte integrante di una copertura assicurativa del credito.
In conclusione, l’internazionalizzazione rappresenta un’importante opportunità, ma senza un’adeguata strategia di business e la giusta protezione, i rischi potrebbero superare i benefici.
Non a caso agenzie di rating hanno messo a punto dei sistemi per valutare i rischi di ogni Paese in base alla probabilità che si verifichino condizioni avverse e il loro impatto economico. Allo stesso modo è possibile valutare il rischio di insolvenza delle controparti internazionali.
Proteggersi da ritardi e mancati pagamenti diventa ancora più importante se si opera su più mercati. Una possibilità è l’assicurazione dei crediti commerciali a livello internazionale, attraverso cui ci si mette al riparo dal rischio di perdita originato dal mancato pagamento del credito vantato verso la propria clientela.
Ma non solo, poiché è ora possibile ampliare la portata della copertura estendendola anche al cosiddetto rischio politico, che va a ricomprendere la grande maggioranza dei rischi definiti da Duncan Meldrum.
E’ quindi consigliabile avvalersi dell’assicurazione del credito sia nella modalità basata su una selezione dei rischi all’esportazione - con apertura di fido verso i soli debitori più problematici- sia coprendo la globalità dei crediti verso uno o più paesi all’estero.
Sarà così possibile non solo ottenere un risarcimento in caso di insolvenza del debitore per il quale si è richiesto il fido, ma copertura anche in caso di evento coperto dal rischio politico. Infine, elemento spesso non sufficientemente sottolineato, la polizza credito copre anche l’attività di recupero dei crediti.
Troppo volte si rinuncia a recuperare i crediti all’estero per i costi e le difficoltà legate al recupero stesso (quali ad esempio l’individuazione dei partner giusti o la conoscenza della normativa locale), senza sapere che tale servizio è parte integrante di una copertura assicurativa del credito.
In conclusione, l’internazionalizzazione rappresenta un’importante opportunità, ma senza un’adeguata strategia di business e la giusta protezione, i rischi potrebbero superare i benefici.