L'INTERVISTA
Dottor Potenza, quali scenari per il 2023 per le aziende Italiane? La situazione è simile a quella che si è dovuta affrontare negli ultimi due anni o sorgeranno a suo parere nuovi elementi? E di che tipo?
"I fattori di instabilità in generale, specialmente quelli di natura economica, si ripercuotono sempre sulle aziende, in particolare sulla loro liquidità. Non a caso, infatti, a tutte le recenti crisi economiche è sempre seguito un incremento delle insolvenze con magnitudo differente a seconda dei paesi. L’impatto è risultato ovviamente minore in quei paesi che più degli altri possono contare su strumenti sofisticati di gestione del credito, quali ad esempio l’assicurazione del credito. Ma l’impatto sulle insolvenze c’è sempre stato, in un modo o nell’altro. Con una sorprendente eccezione. Quale? Ebbene, proprio la crisi economica conseguente allo scoppio della pandemia. Non sono ancora spenti gli echi delle previsioni negative, a volte catastrofiche, che avevano caratterizzato la prima parte del 2020. Il blocco, a volte totale delle attività produttive, la riduzione della mobilità sociale, la successiva difficoltà di approvvigionamento di materie prime essenziali per molti strategici settori economici avevano fatto immaginare ripercussioni ampiamente negative sull’economia mondiale. E in effetti la riduzione del PIL mondiale è stata forte, particolarmente significativa anche in Europa."
E quindi anche le insolvenze sono aumentate a dismisura?
"Incredibilmente no. Dopo un primo naturale rallentamento dei pagamenti, l’andamento delle insolvenze ha seguito un percorso opposto a quello atteso, diventando addirittura virtuoso rispetto al passato. E questo non in tutti i paesi. La riduzione delle insolvenze è risultata direttamente proporzionale agli aiuti di stato destinati alla economia. Una straordinaria immissione di liquidità, sotto forma di finanziamenti, contributi a fondo perduto, sostegni diretti ed indiretti alle imprese, ha permesso a queste ultime di superare un periodo oggettivamente molto complesso e potenzialmente catastrofale. Anzi, di questa immissione di liquidità hanno beneficiato proprio tutte le aziende, comprese quelle già deboli che in assenza di tali misure si sarebbero probabilmente trovate in difficoltà. Ecco così coniato il termine di “Zombie Companies”. Aziende già industrialmente fuori dal mercato, tenute in vita proprio grazie agli aiuti di Stato, aziende però che prima o poi entreranno in difficoltà."
Bene, ma così non si crea una sorta di bolla destinata a scoppiare? Cosa succederà ora? Anche per il 2023 possiamo aspettarci un anno caratterizzato da un minore tasso di insolvenza, seppur artificiale, indotto non da un sistema virtuoso ma drogato da aiuti esterni. E dopo cosa accadrà?
"Lo scenario che si sta prospettando per il 2023 è sostanzialmente differente dal recente passato. Se è vero che abbiamo ormai imparato a convivere con la pandemia e che pertanto gli effetti negativi sull’economia sono ormai di tutt’altro impatto, vi è un elemento sostanziale completamente differente: gli aiuti eccezionali all’economia dell’ultimo biennio deliberati dagli Stati sono esauriti. Per la maggior parte si trattava di finanziamenti a tassi spesso di favore, che bisognerà iniziare a restituire. Il venire meno delle misure straordinarie avrà un impatto doppiamente negativo in questo momento perché nuovi fattori esterni si sono inseriti in un contesto già fragile: la crescita inflazionistica con il collegato aumento dei tassi di interesse nonché l’instabilità politica, con il perdurare del conflitto in Ucraina. Particolarmente negativo risulta per le aziende la crescita del costo del denaro. Quest’ultimo fattore, accompagnato dall’incremento del costo dell’energia, può avere un effetto molto critico sulla liquidità."
E tutti questi fattori in gioco a cosa porteranno? Quale potrebbe essere il risultato della loro somma?
"La prima conseguenza è evidentemente il rallentamento dei pagamenti. E in effetti tutte le compagnie assicurative hanno registrato, a partire da luglio 2022, un incremento delle denunce di mancato pagamento. Dopo un biennio di quasi calma piatta, gli uffici sinistri degli assicuratori del credito hanno ripreso a lavorare con solerzia. Ovviamente non tutte le denunce si trasformeranno in insolvenze e relativo indennizzo, ma il trend è completamente invertito. Saranno le statistiche ufficiali del 2023 a ratificare ciò che già sta avvenendo, ma si tratta di segnali inequivocabili."
E a partire dal periodo di luglio 2022, da lei citato, come hanno reagito le aziende?
"Con la richiesta di nuove coperture. Dal rientro post vacanze, quindi a partire da settembre 2022, si è riscontrato sul mercato un forte incremento di nuove polizze. Aziende quindi che fino ad oggi non potevano contare su questo strumento si stanno attrezzando per affrontare il 2023. Gli uffici assuntivi delle compagnie assicurative del credito se ne sono ben accorte, e anche noi, specializzati proprio in questo settore, abbiamo riscontrato un forte aumento della domanda."
Certo i mancati pagamenti avranno spinto le aziende, sull’onda del timore di un numero sempre maggiore di insoluti, a cercare di tutelarsi. Ma è il momento giusto per assicurarsi contro il rischio del mancato pagamento?
"Decisamente sì, perché l’effetto indiretto della riduzione delle insolvenze del periodo Covid-19 è stato quello di portare ad una riduzione dei tassi assicurativi. Riducendosi infatti le insolvenze, il costo della copertura è diminuito. In questa fase ci troviamo ancora con numeri positivi per quanto riguarda i sinistri erogati anche se il trend, come illustrato, è cambiato. L’effetto sui costi assicurativi però è ancora modesto e stimiamo rimanga tale ancora per i prossimi sei mesi. Trascorso tale periodo, quando cioè i crescenti mancati pagamenti si trasformeranno in indennizzi, il discorso cambierà decisamente, portando ad una crescita del costo assicurativo."
Quindi in poche parole, a livello creditizio che anno sarà per le aziende italiane a suo parere?
"Il 2023 sarà senz’altro un anno di svolta per quanto riguarda la gestione del credito. Le aziende dovranno gestire al meglio il rischio per impedire che le opportunità che ci offre il periodo post pandemico possano essere annullate da crisi di liquidità legate all’insolvenza dei propri clienti. Sarà un anno sfidante anche perché le aziende si confronteranno col nuovo Codice della Crisi di Impresa, che recependo lo spirito comunitario, porterà ad un incremento delle procedure concorsuali rispetto ai fallimenti veri e propri. Sarà certamente un’ulteriore opportunità per il sistema per preservare forza lavoro e know how, ma bisognerà prestare attenzione al rischio lato fornitore, per evitare di rimanerne coinvolti."
Abbiamo capito. Quindi la mossa migliore per le aziende che non abbiano ancora assicurato i propri crediti è senz’altro farlo. Ma in che modo questo potrebbe giovare al mercato?
"Semplice, interrompendo il cosiddetto “effetto domino” che altrimenti trasferirebbe velocemente le difficoltà dei pagamenti da un soggetto al proprio fornitore. Se un’azienda infatti entra in crisi di liquidità, proverà innanzitutto a “finanziarsi” ritardando il pagamento ai propri fornitori, iniziando magari da quelli non strategici. Se poi il ritardo si trasforma in vero e proprio mancato pagamento, ecco che la tensione si trasferisce, influenzando anche il fornitore. Come un vero e proprio virus, i mancati pagamenti possono propagarsi da un soggetto all’altro. L’assicuratore interrompe - o almeno depotenzia - tale circolo vizioso sostanzialmente in due modi. Innanzitutto, grazie ad una attenta gestione proattiva della solvibilità, cioè attraverso l’analisi dei dati finanziari, sia riferiti alla singola azienda, sia al settore di riferimento o allo studio delle variabili macroeconomiche che impattano sui mercati di riferimento. Ma non solo dati finanziari: soprattutto integrandoli con la raccolta delle informazioni circa la correttezza dei pagamenti. Un’azienda assicurata infatti è tenuta a segnalare al proprio assicuratore gli eventuali mancati pagamenti superato un congruo termine di tolleranza (di norma 60 o 90 gg dopo la scadenza). La gestione di tale informazione è la chiave vincente dello strumento. Si tratta di un dato fresco, preciso ed affidabile, che permette di integrare perfettamente le informazioni che già si possiedono sull’azienda debitrice.
Il secondo fattore è invece costituito dal pagamento dell’indennizzo vero e proprio. Se il debitore, nonostante l’analisi effettuata da parte della Compagnia, non paga, sarà l’Assicuratore ad intervenire indennizzando il sinistro. In tal modo si interrompe il circolo vizioso, permettendo all’azienda assicurata di preservare la propria liquidità. A perfezionamento dell’operazione la compagnia procederà poi al recupero del credito con un’azione stragiudiziale o giudiziale ove necessaria.
In questo modo l’assicurazione del credito, se diffusa, non solo tutela le imprese e i loro affari, ma l’economia stessa. Prendiamo l’esempio di un comparto. Se il circolo vizioso degli insoluti viene interrotto, conseguentemente evitiamo di creare situazioni di sofferenza economica e interruzioni nella catena di approvvigionamento. In poche parole se volessimo immaginare, come detto, gli insoluti come una sorta di virus in grado di propagarsi tra cliente e fornitore, l’assicurazione del credito potrebbe essere considerata come una sorta di “vaccino” in grado di prevenire il contagio e, conseguentemente, salvare la vita delle aziende."
"I fattori di instabilità in generale, specialmente quelli di natura economica, si ripercuotono sempre sulle aziende, in particolare sulla loro liquidità. Non a caso, infatti, a tutte le recenti crisi economiche è sempre seguito un incremento delle insolvenze con magnitudo differente a seconda dei paesi. L’impatto è risultato ovviamente minore in quei paesi che più degli altri possono contare su strumenti sofisticati di gestione del credito, quali ad esempio l’assicurazione del credito. Ma l’impatto sulle insolvenze c’è sempre stato, in un modo o nell’altro. Con una sorprendente eccezione. Quale? Ebbene, proprio la crisi economica conseguente allo scoppio della pandemia. Non sono ancora spenti gli echi delle previsioni negative, a volte catastrofiche, che avevano caratterizzato la prima parte del 2020. Il blocco, a volte totale delle attività produttive, la riduzione della mobilità sociale, la successiva difficoltà di approvvigionamento di materie prime essenziali per molti strategici settori economici avevano fatto immaginare ripercussioni ampiamente negative sull’economia mondiale. E in effetti la riduzione del PIL mondiale è stata forte, particolarmente significativa anche in Europa."
E quindi anche le insolvenze sono aumentate a dismisura?
"Incredibilmente no. Dopo un primo naturale rallentamento dei pagamenti, l’andamento delle insolvenze ha seguito un percorso opposto a quello atteso, diventando addirittura virtuoso rispetto al passato. E questo non in tutti i paesi. La riduzione delle insolvenze è risultata direttamente proporzionale agli aiuti di stato destinati alla economia. Una straordinaria immissione di liquidità, sotto forma di finanziamenti, contributi a fondo perduto, sostegni diretti ed indiretti alle imprese, ha permesso a queste ultime di superare un periodo oggettivamente molto complesso e potenzialmente catastrofale. Anzi, di questa immissione di liquidità hanno beneficiato proprio tutte le aziende, comprese quelle già deboli che in assenza di tali misure si sarebbero probabilmente trovate in difficoltà. Ecco così coniato il termine di “Zombie Companies”. Aziende già industrialmente fuori dal mercato, tenute in vita proprio grazie agli aiuti di Stato, aziende però che prima o poi entreranno in difficoltà."
Bene, ma così non si crea una sorta di bolla destinata a scoppiare? Cosa succederà ora? Anche per il 2023 possiamo aspettarci un anno caratterizzato da un minore tasso di insolvenza, seppur artificiale, indotto non da un sistema virtuoso ma drogato da aiuti esterni. E dopo cosa accadrà?
"Lo scenario che si sta prospettando per il 2023 è sostanzialmente differente dal recente passato. Se è vero che abbiamo ormai imparato a convivere con la pandemia e che pertanto gli effetti negativi sull’economia sono ormai di tutt’altro impatto, vi è un elemento sostanziale completamente differente: gli aiuti eccezionali all’economia dell’ultimo biennio deliberati dagli Stati sono esauriti. Per la maggior parte si trattava di finanziamenti a tassi spesso di favore, che bisognerà iniziare a restituire. Il venire meno delle misure straordinarie avrà un impatto doppiamente negativo in questo momento perché nuovi fattori esterni si sono inseriti in un contesto già fragile: la crescita inflazionistica con il collegato aumento dei tassi di interesse nonché l’instabilità politica, con il perdurare del conflitto in Ucraina. Particolarmente negativo risulta per le aziende la crescita del costo del denaro. Quest’ultimo fattore, accompagnato dall’incremento del costo dell’energia, può avere un effetto molto critico sulla liquidità."
E tutti questi fattori in gioco a cosa porteranno? Quale potrebbe essere il risultato della loro somma?
"La prima conseguenza è evidentemente il rallentamento dei pagamenti. E in effetti tutte le compagnie assicurative hanno registrato, a partire da luglio 2022, un incremento delle denunce di mancato pagamento. Dopo un biennio di quasi calma piatta, gli uffici sinistri degli assicuratori del credito hanno ripreso a lavorare con solerzia. Ovviamente non tutte le denunce si trasformeranno in insolvenze e relativo indennizzo, ma il trend è completamente invertito. Saranno le statistiche ufficiali del 2023 a ratificare ciò che già sta avvenendo, ma si tratta di segnali inequivocabili."
E a partire dal periodo di luglio 2022, da lei citato, come hanno reagito le aziende?
"Con la richiesta di nuove coperture. Dal rientro post vacanze, quindi a partire da settembre 2022, si è riscontrato sul mercato un forte incremento di nuove polizze. Aziende quindi che fino ad oggi non potevano contare su questo strumento si stanno attrezzando per affrontare il 2023. Gli uffici assuntivi delle compagnie assicurative del credito se ne sono ben accorte, e anche noi, specializzati proprio in questo settore, abbiamo riscontrato un forte aumento della domanda."
Certo i mancati pagamenti avranno spinto le aziende, sull’onda del timore di un numero sempre maggiore di insoluti, a cercare di tutelarsi. Ma è il momento giusto per assicurarsi contro il rischio del mancato pagamento?
"Decisamente sì, perché l’effetto indiretto della riduzione delle insolvenze del periodo Covid-19 è stato quello di portare ad una riduzione dei tassi assicurativi. Riducendosi infatti le insolvenze, il costo della copertura è diminuito. In questa fase ci troviamo ancora con numeri positivi per quanto riguarda i sinistri erogati anche se il trend, come illustrato, è cambiato. L’effetto sui costi assicurativi però è ancora modesto e stimiamo rimanga tale ancora per i prossimi sei mesi. Trascorso tale periodo, quando cioè i crescenti mancati pagamenti si trasformeranno in indennizzi, il discorso cambierà decisamente, portando ad una crescita del costo assicurativo."
Quindi in poche parole, a livello creditizio che anno sarà per le aziende italiane a suo parere?
"Il 2023 sarà senz’altro un anno di svolta per quanto riguarda la gestione del credito. Le aziende dovranno gestire al meglio il rischio per impedire che le opportunità che ci offre il periodo post pandemico possano essere annullate da crisi di liquidità legate all’insolvenza dei propri clienti. Sarà un anno sfidante anche perché le aziende si confronteranno col nuovo Codice della Crisi di Impresa, che recependo lo spirito comunitario, porterà ad un incremento delle procedure concorsuali rispetto ai fallimenti veri e propri. Sarà certamente un’ulteriore opportunità per il sistema per preservare forza lavoro e know how, ma bisognerà prestare attenzione al rischio lato fornitore, per evitare di rimanerne coinvolti."
Abbiamo capito. Quindi la mossa migliore per le aziende che non abbiano ancora assicurato i propri crediti è senz’altro farlo. Ma in che modo questo potrebbe giovare al mercato?
"Semplice, interrompendo il cosiddetto “effetto domino” che altrimenti trasferirebbe velocemente le difficoltà dei pagamenti da un soggetto al proprio fornitore. Se un’azienda infatti entra in crisi di liquidità, proverà innanzitutto a “finanziarsi” ritardando il pagamento ai propri fornitori, iniziando magari da quelli non strategici. Se poi il ritardo si trasforma in vero e proprio mancato pagamento, ecco che la tensione si trasferisce, influenzando anche il fornitore. Come un vero e proprio virus, i mancati pagamenti possono propagarsi da un soggetto all’altro. L’assicuratore interrompe - o almeno depotenzia - tale circolo vizioso sostanzialmente in due modi. Innanzitutto, grazie ad una attenta gestione proattiva della solvibilità, cioè attraverso l’analisi dei dati finanziari, sia riferiti alla singola azienda, sia al settore di riferimento o allo studio delle variabili macroeconomiche che impattano sui mercati di riferimento. Ma non solo dati finanziari: soprattutto integrandoli con la raccolta delle informazioni circa la correttezza dei pagamenti. Un’azienda assicurata infatti è tenuta a segnalare al proprio assicuratore gli eventuali mancati pagamenti superato un congruo termine di tolleranza (di norma 60 o 90 gg dopo la scadenza). La gestione di tale informazione è la chiave vincente dello strumento. Si tratta di un dato fresco, preciso ed affidabile, che permette di integrare perfettamente le informazioni che già si possiedono sull’azienda debitrice.
Il secondo fattore è invece costituito dal pagamento dell’indennizzo vero e proprio. Se il debitore, nonostante l’analisi effettuata da parte della Compagnia, non paga, sarà l’Assicuratore ad intervenire indennizzando il sinistro. In tal modo si interrompe il circolo vizioso, permettendo all’azienda assicurata di preservare la propria liquidità. A perfezionamento dell’operazione la compagnia procederà poi al recupero del credito con un’azione stragiudiziale o giudiziale ove necessaria.
In questo modo l’assicurazione del credito, se diffusa, non solo tutela le imprese e i loro affari, ma l’economia stessa. Prendiamo l’esempio di un comparto. Se il circolo vizioso degli insoluti viene interrotto, conseguentemente evitiamo di creare situazioni di sofferenza economica e interruzioni nella catena di approvvigionamento. In poche parole se volessimo immaginare, come detto, gli insoluti come una sorta di virus in grado di propagarsi tra cliente e fornitore, l’assicurazione del credito potrebbe essere considerata come una sorta di “vaccino” in grado di prevenire il contagio e, conseguentemente, salvare la vita delle aziende."