Settore edile 2023, nell’edilizia green e nelle infrastrutture la chiave per evitare recesso e stagnazione

23.03.2023

Settore edile 2023, nell’edilizia green e nelle infrastrutture la chiave per evitare recesso e stagnazione

Negli ultimi anni l’economia globale ha vissuto su delle imprevedibili montagne russe. Pandemia, catastrofi naturali e conflitti hanno finito per cambiare a tal punto le carte in tavola da rendere difficile fare previsioni. In un simile contesto la stragrande maggioranza dei settori industriali ha subìto ripercussioni dovute sia alle oscillazioni di un mercato “in crisi”, sia alla già citata impossibilità di sapere con certezza cosa sarebbe accaduto nel breve-medio termine, il che ha inevitabilmente rallentato gli investimenti. Ed ora che i mercati sembrano poter tornare ad operare “nei binari”, un’importante inflazione, il conseguente aumento dei tassi di interesse e la riduzione del potere d’acquisto dei cittadini rischiano di dare il via ad una nuova ondata di crisi. In questo articolo si proverà a prendere in esame un settore come quella dell’edilizia che per sua stessa natura, abbracciando un’ampia gamma di industrie ha, da sempre, rappresentato un elemento chiave della maggior parte delle economie globali.
Infatti lo stesso contribuisce in modo significativo al Pil di molte delle nazioni del mondo, occupandosi non solo della costruzione di nuovi edifici, ma anche della manutenzione e ristrutturazione di quelli esistenti.

Per non parlare inoltre dell’indotto generato dalla produzione di materiali e macchinari essenziali all’attività, senza considerare l’importante mole di professionisti coinvolti, dagli architetti agli ingegneri edili e civili fino alle mansioni via via meno specializzate.

Stando agli analisti di Atradius[1], ad oggi il settore dell'edilizia a livello globale è caratterizzato da un alto livello di incertezza ed è probabile aspettarsi che le prospettive di crescita nel 2023 possano essere influenzate da alcuni fattori negativi già in corso, come l'aumento dei prezzi dell'energia e dei tassi di interesse. Non è inoltre difficile immaginare come l'inasprimento della politica monetaria e il calo del potere d'acquisto delle famiglie possano pesare sulla domanda di nuovi edifici in quanto, soprattutto in Europa, l’acquisto di una casa rappresenta ancora una delle spese più importanti. Tuttavia, a sostenere la crescita delle attività del settore, soprattutto nel segmento dell'ingegneria civile, potrebbero essere gli investimenti nelle infrastrutture. Il che dovrebbe portare, secondo le previsioni e nonostante probabili difficoltà nell'approvvigionamento dei materiali da costruzione, ad un miglioramento della situazione rispetto al 2022. A rappresentare però un’incognita è la carenza di manodopera specializzata, considerata ormai un problema strutturale nel medio termine in molti mercati avanzati, e anche l’edilizia non fa eccezione con un conseguente aumento dei costi salariali per i costruttori.

Altro elemento che potrebbe rappresentare diverse opportunità per il futuro, nascondendo al suo interno tuttavia alcune criticità, è la sfida di un’edilizia più “sostenibile”[2]. L'edilizia rappresenta, infatti, uno dei settori economici che maggiormente impatta sull'ambiente, sia per quanto riguarda l'utilizzo di risorse naturali e l'emissione di gas serra, sia per quanto necessario alla produzione e trasporto dei materiali da costruzione. Il problema è che questo impatto ambientale sta diventando sempre più critico, soprattutto in considerazione delle preoccupazioni diffuse riguardo ai cambiamenti climatici, e i settori maggiormente impattanti come l’edilizia devono fin da ora fare i conti con tale problematica. Infatti, anche a livello sociale la maggior attenzione a tematiche di tipo ambientale ha aumentato notevolmente la pressione sulle imprese del settore affinché riducessero il loro impatto ambientale attraverso la revisione dei processi di progettazione, dei materiali e dei processi di costruzione, nonché delle catene di fornitura. Anche le normative edilizie stesse stanno subendo una serie di rettifiche per modificare i requisiti minimi richiesti per le attività edilizie. Come detto, tutto ciò rappresenta senz’altro criticità, ma può essere visto anche come un’opportunità, non secondaria, per il settore. A partire dall’edilizia pubblica, che sta puntando sempre più verso una maggiore sostenibilità attraverso iniziative come la riduzione delle emissioni legate alle proprie attività. Tramite infatti investimenti pubblici in progetti di energia pulita e sostenibilità potrebbe aiutare a sostenere il settore in un contesto di difficoltà come quello attuale. In aggiunta, l’aumento della domanda per le attività di ristrutturazione e ammodernamento, finalizzate a migliorare l'efficientamento energetico e conformarsi agli standard ambientali più rigidi, sta beneficiando di sussidi e sgravi fiscali in diversi paesi europei e non solo, il che ha già dato il via ad un numero non indifferente di commesse.

Stringendo ora la prospettiva e puntando lo sguardo verso il settore edile italiano[3], per il 2023 le previsioni basate sulle condizioni attuali e sui trend del mercato prevedono, dopo una forte crescita del 12% nel 2022, che la produzione potrebbe rimanere piatta nel 2023 e questo principalmente a causa di una contrazione nel segmento dell'edilizia residenziale. Tutto ciò dovuto, non diversamente dal resto d’Europa, all'aumento dell'inflazione e alla conseguente riduzione del potere d'acquisto. A sostenere l’industria, anche in Italia, potrebbero essere i segmenti dell'ingegneria civile e della sicurezza energetica e reti elettriche, legati agli investimenti in infrastrutture finanziati dall'Unione Europea attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Inoltre, ad influenzare il settore edile abbiamo già visto esserci anche altri fattori non secondari, come l'aumento dei prezzi per l'energia e le materie prime, che in un’economia già particolarmente provata come quella italiana hanno un impatto significativo sui margini di profitto delle imprese di costruzione. Sebbene il governo abbia fornito, già a partire dall’anno passato, supporto alle imprese, le modalità di presentazione delle domande si sono mostrate eccessivamente complesse, impedendo di fatto a circa il 70% delle stesse di incassare i fondi. A complicare ulteriormente la situazione il fatto che, stando ai dati, i pagamenti nel settore edile richiedono ad oggi in media 200-250 giorni, a cui si aggiunge un comportamento di pagamento negativo dei committenti pubblici che non fa che peggiorare il quadro complessivo delle piccole e medie imprese. Infatti il settore edile italiano presenta, al di là dei comportamenti poco virtuosi dei committenti, anche alcune debolezze strutturali che influenzano le prospettive di rischio di credito. Queste includono margini di profitto limitati e un forte indebitamento delle imprese, oltre alle condizioni stringenti di finanziamento. La disponibilità delle banche a concedere prestiti all'edilizia si è costantemente ridotta nel corso degli ultimi anni e quest’anno ulteriormente, anche a causa del cambio di rotta del governo sul Bonus 110%[4], che ha portato con sé una serie di problematiche a catena, in primis quella dei ritardi nei pagamenti dei fornitori con conseguente aumento degli insoluti su tutta la filiera. Insoluti che, stando alle previsioni, saranno destinati a crescere in modo progressivo nell’arco del 2023, in particolare per quanto riguarda le imprese attive nel segmento dell'edilizia residenziale.

Una previsione ancora più pessimistica, ma purtroppo non improbabile, vede per l’anno in corso i casi di fallimento toccare la doppia cifra, facendo sì che l’edilizia rischi di diventare un contesto davvero pericoloso in cui operare senza le adatte tutele e in cui un certo “virtuosismo aziendale” potrebbe non essere sufficiente a garantire di superare indenni l’anno, meno che mai prosperare. Tuttavia, come detto, le occasioni non mancheranno e operare con le spalle adeguatamente coperte potrebbe essere la giusta via per non lasciarsi sfuggire le diverse opportunità senza rinunciare per timore di non incassare del tutto o per tempo le fatture.